di Daniele Santi #Politica twitter@gaiaitaliacom #La7
Stimo Lilli Gruber come ottima professionista dell’informazione, stimo altri conduttori, quelli che non stimo non li seguo. Seguo Gruber non perché la consideri una che cola oro ad ogni verbo, ma perché conosce la materia. Sono uno che, per scelta professionale, le parole altrui le contesta. Non cerco dèi né dee.
Vedere che una professionista come Gruber scade nell’antipatia personale e sulla base di quell’antipatia personale conduce una trasmissione televisiva, non un tè delle cinque nel suo appartamento privato, sfrucugliando anche nella vita privata dell’ex ministra Boschi come se baciare il proprio compagno senza mascherina fosse un delitto, con tanto di bacchettata da maestrina e foto da giornalino scandalistico al seguito, non ha fatto bene a Gruber. Non le farà bene. Così come l’interrompere continuamente la sua ospite ogni qual volta questa cercava di articolare un pensiero coerente, una libertà che Gruber spesso lascia ad altri ospiti, ma che a Boschi non ha concesso.
La conduttrice di Otto e mezzo ha tutto il diritto di avere le sue antipatie personali, ma non in diretta televisiva; quello è un diritto che ha con gli ospiti che riceve a casa propria. Di fronte ad un pubblico come quello del quotidiano appuntamento che conduce su La7, appuntamento che ritengo autorevole per molte ragioni, Lilli gruber avrebbe dovuto smettere i panni dell’adesso ti faccio vedere io e scendere sul piano del dialogo contestando Boschi, che quando dice “Mi scusi ho letto la Legge, e sono un avvocato” non può essere contestata nei termini in cui l’ha fatto la giornalista, quando fosse stata contestabile e non dopo cinque parole di risposta.
Un pessimo servizio al giornalismo che venga dal pubblico o dal privato, è stato quello che Gruber ha servito nella puntata della sua trasmissione dell’8 dicembre. Non posso essere ordini dall’alto, se è vero che il suo editore è “un’editore puro” come lei l’ha definito qualche sera fa. Uno scivolone triste. Un peccato che ci sia cascata ancora una volta.
(9 dicembre 2020)
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